viaggio

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25/05/11

43. Brema, l’ospitalià e la performance

Sono arrivata a Brema da Amburgo giovedì sera. Anette, l’organizzatrice del Performance Festival, mi è venuta a prendere alla stazione e mi ha portato a casa sua, dove mi ha sistemato in un appartamento sotto il suo, completamente a mia disposizione, con bagno, cucina, giardino, e un sacco di delicati e dolci accorgimenti di benvenuto: la piantina di Brema con segnato il luogo della loro casa, una rosa del loro giardino sul comodino, frutta, succhi, pane formaggi tipici nel frigo.
Mi sono sentita commossa e riconoscente, e dolcemente viziata e cullata, e nelle migliori condizioni per rilassarmi e prepararmi pscicofisicamente alla performance di domenica.

Quando ho preparato tutto per una performance, quando l’idea concettuale è pronta, i materiali scelti decisi e installati, la parte organizzativa più o meno finita, ecco che comincio l’ultima fase della preparazione: quella dell’energia e della concentrazione. Non provo mai le mie performance prima dell’evento, poiché per me la performance è un’azione unica che esalta il momento, ma mi preparo sempre intensamente con concetrazione e meditazione, in modo da trovare la parte più profonda delle mie energie e dare il meglio delle mie possibilità.

E’ la ricerca del centro, e l’essere profondamente centrati o no è quello che fa la differenza tra una ottima o buona performance (questo anche per un musicista, un attore, un trapezista … ). Adoro attingere a quei livelli di profondità, e godo moltissimo quando faccio le performance perché entro in una dimensione di centratura e concentrazione, di potere e di energia, che non è facile ottenere nella vita quotidiana, ma che è preziosa più che mai e infinitamente bella. E’ come un tuffo al centro della vita, ed io anche spero che questo tuffo sia percepito dagli altri, e che lo possano assorbire  le persone che 'incontrano' le mie performance.

L’energia e la pace che ho respirato in quella casa, le persone interessanti che ho conosciuto hanno contribuito a creare la concentrazione e la forza necessaria per dare il meglio di me nella performance. E spero che questo sia riuscito!

Ecco alcune foto della performance: Jericho in Bremen!










 









 
photos: Gisela Winter







photos: Mario Duchesneau


14/05/11

42. Hamburg, St.Nikolai Kirche Memorial

Gironzolando per Amburgo mi sono trovata in mezzo alle rovine di una enorme cattedrale gotica, sventrata nel mezzo, con intatto solo il campanile (che nell'800 era l'edificio più alto del mondo).
Amburgo fu interamente distrutta dai bombardamenti del 1943 e questa chiesa è divenuta un memoriale per la pace nel mondo.
Sono salita in cima al campanile (sfidando la mia paura dei precipizi e cercando di vincere le mie vertigini) portata da un ascensore trasparente in cima sino a 75 metri di altezza. Nell'ascensore, ero da sola e mi veniva il capogiro al guardare giù mentre salivo, poi quando sono uscita sul campanile stavo quasi per svenire, però mi sono detta che dovevo vincere questa paura, ho fatto dei grandi respiri, e a poco a poco mi sono ripresa. (Sto leggendo un libro che praticamente dice che 'nulla è impossibile se sai come farlo' - devo dire che è ricco di spunti e scritto molto bene - e ho cominciato col vincere questa paura atavica che mi porto dietro da moltissimo tempo).

Oltre a vedere dall'alto tutta la città e il suo porto, in cima al campanile c'era un grosso cartello che raccontava la storia del bombardamento e della distruzione di Amburgo. La raccontava con molta lucidità e con chiari riferimenti alla 'colpevolezza' del popolo tedesco di aver dato credito al regime nazista che aveva a sua volta cominciato la funesta e orribile tecnica di bombardare di notte le città. I cittadini di Amburgo, città che fu interamente distrutta dalle bombe alleate, è come se chiedessero ora alla storia di non ripetere nuovamente simili orrori, e hanno eretto un memoriale, nella cripta di questa chiesa sventrata, dove ci sono fotografie della distruzione di amburgo da parte delle bombe alleate, ma anche fotografie della distruzione di Londra e Varsavia da parte delle truppe tedesche. Questo per non dimenticare che tutte le guerre sono tragedie, e che da violenza nasce violenza.
Nel memoriale inoltre c'era un libro dove scrivere i commenti. Desidero condividere con voi ciò che ho scritto:
" Full of emotions I share my feelings".
This monument is an extraordinary and tragic example of how violence generates violences,
how war generates war.
Humanhood, when do you learn this lesson, now that bombs are falling again over countries and people?"

Fuori, nell'abside sventrata, è stata collocata nel 1977 un'opera in mosaico dell'allora novantenne artista Kokoscha, e altre opere di artisti attuali furono collocate successivamente.



Questa è la cronistoria di ciò che successe quei giorni:
The Battle of Hamburg, codenamed Operation Gomorrah, was a campaign of air raids beginning 24 July 1943 for 8 days and 7 nights. It was at the time the heaviest assault in the history of aerial warfare and was later called the Hiroshima of Germany by British officials.


The Battle of Hamburg overlapped the Battle of the Ruhr which ended on 31 July. The operation was conducted by RAF Bomber Command and the USAAF Eighth Air Force. The British conducted the night raids and the USAAF conducted the daylight raids.
On 24 July, at approximately 00:57AM, the first bombing started by the RAF and lasted almost an hour. A second daylight raid by US Army Air Force was conducted at 4:40PM. A third raid was conducted on the morning of the 26th. The night attack of 26 July at 00:20AM was extremely light due to a severe thunderstorm and high winds over the North Sea during which a considerable number of bombers jettisoned the explosive part of their bomb loads (retaining just the incendiaries) with only two bomb drops reported. That attack is often not counted when the total number of Operation Gomorrah attacks is given. There was no day raid on the 27th.

On the night of 27 July, shortly before midnight, 739 aircraft attacked Hamburg. The unusually dry and warm weather, the concentration of the bombing in one area, and firefighting limitations due to Blockbuster bombs used in the early part of the raid culminated in the so-called "Feuersturm" (firestorm). The tornadic fire created a huge inferno with winds of up to 240 km/h (150 mph) reaching temperatures of 800 °C (1,500 °F) and altitudes in excess of 1,000 feet, incinerating more than eight square miles (21 km²) of the city. Asphalt streets burst into flame, and fuel oil from damaged and destroyed ships, barges, and storage tanks spilled into the waters of the canals and the harbor caused it to ignite as well. The majority of deaths attributed to Operation 'Gomorrah' occurred on this night. A large number of those killed died seeking safety in bomb shelters and cellars, the firestorm consuming all available oxygen in the burning city above.

13/05/11

41. On the road again – Hamburg, May 2011


Sono in uno stato di grazia e di estasi. In mezzo al Blumen Garten di Amburgo.
Ancora on the road. Appena mi sposto e mi muovo verso altri luoghi mi sento viva e felice. Il passare delle cose nuove davanti agli occhi e dentro il cuore è come se mi rassettasse a zero tutti gli stereotipi  e le false credenze, e mi mette in una dimensione di accoglienza, di riflessione, di fertile movimento delle emozioni e dei pensieri. E ne gioisco totalmente.
Devo ammettere che sono pure parecchio brava a viaggiare, mi riesce facile come bere un bicchier d’acqua, e siccome ho cominciato da ragazzina, mi muovo ovunque come se fossi a casa.

Ho cominciato a girare l’Europa con l’InterRail, con due lire in tasca, risparmiate dalle paghette e guadagnate dando lezioni di chitarra dai 16 anni in poi ai ragazzini più piccoli di me. Non ho mai speso soldi per vestiti o concerti, ho sempre racimolato tutto il possibile per viaggiare e per fare arte.
Poi, viaggiando, ho imparato subito da altri viaggiatori ad usare le guide (adoro Let’s go, quasi più che le super eccellenti  Lonely Planet) e a conoscere the ‘Youth Hostels’, che in genere sono sempre nei luoghi più belli e centrali delle città e pieni di viaggiatori di tutto il mondo con cui scambiarsi informazioni, esperienze e punti di vista. Poi negli ostelli ho imparato a viaggiare da sola, conoscendo molte donne, soprattutto americane e australiane, che giravano per l’Europa anche per un anno. Allora in Italia non era pensabile che una ragazza si mettesse in viaggio da sola, invece io ho cominciato a farlo a 19 anni, e mi sono sempre divertita un mondo (conoscendo vagoni di persone).

Poi l’anno successivo imparai a fare l’autostop. Imparai in Irlanda, quando andai a Dublino a trovare un’amica irlandese conosciuta in un ostello del Belgio l’anno prima. Ricordo che lei abitava a Dublino ma aveva anche una casa a Cork e mi disse:  - Ci andiamo in autostop. – Come?? – dissi io, che allora in Italia l’autostop non era usato per niente e anzi considerato come una specie di accattonaggio. Invece in Irlanda, lei mi disse, era la norma, lo facevano tutti, ed era un modo per essere gentili e scambiarsi favori. Lo facevano anche le vecchiette per andare a fare la spesa! (le vidi con i miei occhi).
Così andammo a Cork in autostop, e imparai dove chiederlo e a chi chiederlo e quando chiederlo. Poi, dato che la mia amica tornava a Dublino ed io volevo visitare l’Irlanda ma non c’erano linee ferroviarie (ed io avevo anche il biglietto già pagato!) mi feci coraggio e partii per girare l’Irlanda in autostop. Gli irlandesi sono stati magnifici e generosi: amavano così tanto il loro paese e avevano voglia di condividerlo, e quando mi davano i passaggi mi portavano a vedere, facendo anche apposite deviazioni, i posti più belli e meno turistici, e poi mi scaricavano sempre sotto l’ostello di turno dove avrei alloggiato (o dove mi consigliavano di alloggiare). Fu un’esperienza così esilarante – scarrozzata ovunque, nuove amicizie, conoscenza diretta delle persone del posto – che lo adottai ancora molte volte, sia in Europa che in Italia, con altrettanto divertimento e successo. (Avevo le mie tecniche e i miei accorgimenti per viaggiare in sicurezza, e inoltre da sempre sono dotata di un intuito infallibile a prima vista, che mi consiglia chi scegliere e chi no, chi accettare e chi rifiutare … ).

Poi, molti anni dopo, ho conosciuto tramite un amico tedesco che veniva sempre a trovarmi in Italia (ciao Mathias!) un’organizzazione internazionale di viaggiatori che si chiama ‘Servas’. In pratica si offre e si riceve ospitalità attraverso un database di persone nel mondo, altamente selezionate (il database naturalmente è molto riservato). Anche prima di conoscere ‘servas’ ho sempre avuto la mia casa aperta agli amici viaggiatori, e a mia volta spesso ricevevo ospitalità di amici all’estero. Solo che con servas questo funziona ancora meglio, perché puoi contattare persone fidate in tutto il mondo. Sono entrata in Servas nel 2004 o 2005, e subito partii per Madrid e poi New York, accolta, i primi giorni, dai soci servas della città. E’ molto bello perché ti senti a casa ovunque, e invece di andare in un freddo e isolato albergo, sei accolto nelle case di persone del luogo che desiderano conoscerti e farti conoscere il loro paese e la loro città. Bello vero? (se vi interessa andate a vedervi i siti, c’è sia quello italiano, servas.it, che quello internazionale, servas.org mi sembra).

Beh, dopo questa divagazione ritorno a dove avevo cominciato: sono in questo parco meraviglioso in mezzo ai fiori, a miriadi di fiori diversi, pieni di colori, nel cuore di Amburgo.
Avevo voglia di venire in Germania. Dopo il caos vitale di New York, e il rientro nello stress milanese (io non so – ci rifletto da 10 anni e più – sarà l’aria o moti inconsci, ma a Milano non sto mai bene e la soffro parecchio. Diciamo che c’è anche un amore e odio, cose che mi trattengono e cose che mi respingono. Ma chi mi conosce bene sa che la mia casa di Milano è un luogo per me di passaggio, e pure un aiuto ai miei viaggi e alle mie esperienze artistiche).
Avevo voglia di Germania, così rilassante, senza rumori, tutto ben ordinato e civile, e tanto verde, tanta ecologia e tante biciclette. E ringrazio Anette e tutto il gruppo di brema che mi ha voluto e invitato qui in Germania, dandomi occasione di tornare ad operare su questa terra dopo parecchi anni.
Quindi mi godo questa trasferta felice felice!
Ieri sono arrivata ad Amburgo-Lubeck con un volo Ryanair, ho preso un bus per il centro di Lubecca (non resistevo dalla curiosità e mi sono trascinata dietro la valigia per tutto il tempo) e poi ho preso un treno per Amburgo dove ho dormito una notte, e oggi sono a zonzo a perlustrare questa interessante città, e sono da ore in estasi in questo parco gigante e meraviglioso dei fiori, e per rifarvi gli occhi vi dono questi fiori colorati in una carrellata di foto!